Claustrofobica presa di coscienza del pacifismo, se ancora ce ne fosse bisogno! Leone d'oro strameritato.
Quattro giovani israeliani chiusi nel loro putrido "rinoceronte", nome in codice del carro armato che muovono con l'unica possibilità di percepire il fuori nel il mirino del giovane puntatore Shmolik e nella voce metallica del capo pattuglia che li guida verso il vuoto della guerra.
L'incomunicabilità è inequivocabile protagonista: con la falange arabo cristiana, con il siriano prigioniero, con il capo e tra di loro nessuno riesce a comprendere l'altro. Come a dire; Israele è collocata come una cisti sebacea in un tessuto che non è il suo e si muove, appunto, come un rinoceronte colpevolemente (in)consciente dei suoi danni.
A freddo non possono non venire in mente i refusniks, i soldati/ragazzi che in Israele rifiutano il servizio militare di occupazione e che con i loro genitori rappresentano oggi l'unico ponte di mediazione in quell' irrazionale stato che è Israele oggi.
Lebanon ci lascia luridi di fronte alla nuda guerra che rappresenta. i ragazzi dovrebbero vedere questo film con le scuole per capire che di fronte alla tragedia e all'angoscia della guerra nessuno, e il film lo sottolinea benissimo, ha capacità di scelta.
Romolo Calcagno